I Rishi , chiamati con disprezzo “Muchi”, si trovano un po' dappertutto in Bangladesh anche se la loro più alta concentrazione è nel sud-ovest del paese. Sono principalmente di religione Hindu e sono considerati “intoccabili” e di conseguenza sono al di fuori del sistema delle caste. La loro condizione deriva dal lavoro tradizionale di scuoiatori e conciatori che li mette a contatto con le mucche e le loro pelli. Anche se la maggior parte dei Rishi ha abbandonato il lavoro tradizionale, in favore di occupazioni socialmente più accettabili, i Rishi rimangono oggetto di discriminazione e segregazione. I loro  villaggi sono localizzati sui greti dei fiumi, in territori paludosi, in genere in siti vulnerabili ed insalubri. Sono considerati cittadini di seconda classe e in quanto tali sono rifiutati nei ristoranti, nei luoghi di culto, nelle feste pubbliche. 

In questa installazione le aspettative del visitatore sono frustrate. Non si può vedere agevolmente e neppure ci si può avvicinare, né tanto meno toccare. Frustrato quindi nel diritto d’essere accolto, il visitatore si trova, suo malgrado, a riflettere sull’esperienza di negazione che gli viene proposta. L' installazione obbliga il visitatore a vivere un’esperienza interiore di esclusione, con gli occhi di chi la vive da sempre: i Rishi.


25.05-08.06.2010

Dhaka
Shilpakala Academy Gallery

 
 
Villaggio di Barat (Tala, Satkhira). Un ragazzo Rishi sta portando i datteri che verranno usati nei rituali della Puja Shib (detta anche Del Puja o Corok Puja), forse la più importante festa dei Rishi, celebrata in due momenti diversi tra Choittro (da metà marzo a metà aprile) e Boishak (da metà aprile a metà marzo)/ testo: Sergio Targa / foto: Giovanni Diffidenti
Pulire e riparare scarpe è ancora oggi l'unica opportunita' di lavoro per molti Rishi / testo: Sergio Targa / art project: Laura Morelli
I villaggi Rishi si trovano sulle rive dei fiumi e in zone depresse. Per questo sono considerati luoghi insalubri e inospitali dal resto della popolazione. Questa segregazione geografica è imposta ai Rishi dalla società ma era anche cercata dai Rishi stessi perché permetteva loro di raccogliere i cadaveri degli animali, recuperarne le pelli e mangiarne la carne / testo: Sergio Targa / foto: Giovanni Diffidenti
Questo cuore è stato costruito da Mohadeb Sardar per sua moglie. Lui fa il barbiere ma gli piace costruire specchi e parole con polistirolo e specchi / art project: Laura Morelli
I braccialetti "Shakha" sono un simbolo del matrimonio di cui le donne Hindu sono molto orgogliose. Quando il marito muore, i braccialetti devono essere rotti durante il funerale del marito / testo: Sergio Targa / foto: Giovanni Diffidenti
stigma / Laura Morelli
bozzetto dell'installazione / Laura Morelli
 
spot video / campagna di comunicazione di Ogilvy & Mather
 
canzone rishi / Laura Morelli
 

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KHACHAR BHITOR OCHIN RISHI

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Laura Morelli / Di + onlus
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m.(+88) 01745938977
lmorelli@associazionedipiu.org

Giovanni Diffidenti / Di + onlus
fotogiornaista
m. (+88) 01715001128
gdiffidenti@hotmail.com

Libri

Sergio Targa, i "dalit"a pieno diritto cittadini del Bangladesh, Missione Oggi, gennaio 2009, pp.41-2 

Sandra Endrizzi, Pesci piccoli. Donne e cooperazione in Bangladesh, Bollati Boringhieri, 2002

Muhammad Yunus, Un mondo senza povertà, Feltrinelli, 2008

Mariagrazia Zambon, Passione per un popolo. Viaggio fra i missionari del Pime in Bangladesh, EMI, 2005

Lalon Shah, I canti di Lalon, traduzione di P. Marino Rigon, 2010

News

Io Donna _ 22.09.2012 reportage di Giovanni Diffidenti

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